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...dalla notte dei tempi...

Cronistoria di un Millennio

Castello di Barili e Fonteavignone

dal 929 al giorno d'oggi.....

929

Il Crispomonti lo dice già abitato nel 929 da conte Barile che fu il primo a venire dalla terra di Napoli e , da suo fratello Perdicasso.

1018

Nel 1018 Taddeo, conte di Monte Odorisio, comprò il castello con"con istrumento di compra di Bartolomeo mancino di Bazzano"

1107

Nel 1107 è conte di barili Gualtieri (capitano di Enrico V)

1170

Nel 1170, Tommaso, figlio di Berardo di Odorisio e signore di Collimento,venne signore di Barili.  Da lui, secondo le leggi dei Longobardi, si cognominarono  de' Barili i suoi discendenti, prendendo il casato dal nome della terra. Fu uomo pio.

1180

Nel 1180 donò alla religione Gerosolimitana (attualmente S.M.O. dei cavalieri di Malta), la chiesa di S.Nicolò vicino a Rocca di Mezzo (Terranera), con tutte le sue rendite, territori, vassalli, e beni a quella spettanti. Tommaso, oltre che signore di Barili, Collimento, Stiffe, Rocca di Mezzo, fu anche signore di altre zone nel contado di Rieti.

1185

Nel 1185 Barili era feudo di un soldato a cavallo, vale a dire popolato di circa 24 famiglie.

1206

Nel 1206 Tommaso de'Barili fece donazioni alla chiesa di S. Maria della Carità nelle mani di Marcello, custode di quella chiesa, di un sito presso le mura del castello e di una vigna al colle. Fece queste donazioni in redenzione dell'anima sua, dei suoi parenti e di Mabilia, sua moglie, che forse era già morta. Fra gli intervenuti vi era Benedetto di Terranera, Benedetto di Nicolò diacono, Geffreda milite e Matteo di Ofena. Da Tommaso nacque Rainaldo che generò Enrico e Bartolomeo.

1272

Nel 1272 Rainaldo de'Barili era già canonico di Teramo e da Gregorio X il 18 di luglio fu eletto vescovo di quella città, successore di Gentile di Sulmona. Trovò la città bisognosa di gente e convocate, con prudenza, dai luoghi vicini varie famiglie, la rese popolata e più potente. Fu uomo di gran valore e di gran virtù. Visse a Teramo 10 anni e morì nel 1282. Fu sepolto nella cattedrale.

1275

Nel 1275 dal re Carlo I si fece disfare del castello di Barili e fece andare ad abitare a L'Aquila i castellani. E' quindi questo l'anno in cui cessò di vivere il castello di Barili, ma non l'annesso borgo che, come vedremo in seguito, cesserà di vivere nel 1513.

1301

Nel 1301 i confini tra Barili e Stiffe erano propriamente in un terreno del monastero di S. Spirito D'ocre nel territorio di quei due castelli sotto la via del palazzo dei molini.

1309

E' questo l'anno in cui si ha per la prima volta menzione di Fonteavignone.
Vari terreni in Bagno, dichiarati feudali da Carlo II , furono concessi a Giacchetto di Cosenza. Fra  essi ne erano alcuni in Avignola di Forcona. Il proprio nome di questa villa pare che fosse Avignola, derivato poi in Avignone. Fonteavignone, come dice Mario Arpea, ha origini molto remote: secondo taluni sarebbe il centro dell'altipiano formatosi in epoca più lontana, ed è probabile, trattandosi del paese più vicino alla valle dell'Aterno, da cui risalirono, per rifugiarsi in montagna, gli abitanti delle città distrutte dalla furia barbarica. Suffragherebbero questa tesi numerosi rinvenimenti numismatici ( dal sottoscritto è stata rinvenuta una moneta romana del 338 a.c.) ed archeologici (come vedremo in seguito da un manoscritto del XIX secolo). Altra importantissima tesi ci viene dal sacerdote Angelo Signorini nella sua descrizione della diocesi dell'Aquila (1868). Egli dice, descrivendo la chiesa di S. Eusanio, come il futuro santo arrivò nella zona detta delle
"cinque ville", nel 293 e dove egli , insieme ad alcuni suoi discepoli, portò la parola di Cristo. Le così dette cinque ville erano: S. Eusanio, Casentino, Tussillo, Barili e Fonteavignone. Quindi sicuramente Fonteavignone esisteva già nel III secolo e quasi sicuramente il futuro santo cristianizzò gli abitanti del paese. Infine come si legge nell'ultimo libro di M. Arpea , che uno studioso (B. Orsatti), parlando della strada romana che collegava la Marsica con la conca aquilana,dice che questa , passasse attraverso Frustenias che lui individua in Fonteavignone, importante per una sorgente d'acqua - la fonte vecchia-cui doveva forse far capo una stazione o una mansione.

1313

Nel 1313 la parrocchiale di questa villa si definisce con il nome di S. Pietro di Vignali, quando si fece estima dei beni.

1314

Nel 1314 si ha menzione di Rainaldo preposto di Barili e di suo fratello Niccolò e dei loro tenimenti anche in Stiffe. Rainaldo era stato preposto di Villa S. Angelo nel 1305.

1407

La chiesa di S. Pietro di Vignali passò a chiesa per le decime papali.

1414

Nunzio di Fonteavignone edificò il convento di San Giuliano a L'Aquila.

1414

Il  catasto, formato al tempo di re Ladislao di Durazzo, non oltre il 1414, riporta uno per uno i nomi dei castelli del contado dell'Aquila, raggruppati quartiere per quartiere e comprensivi degli abitanti. Il castello di Barili, facente parte del quartiere di S. Giorgio (diventato poi di S. Giusta) ha 21 fuochi. Il numero delle persone corrispondenti a ciascun fuoco è da alcuni ritenuto quattro o poco più, altri giungono addirittura a sette.

1419

Nel 1419 era preposto della chiesa di S. Pietro di Vignali Luca, ma dimorante nella città dell'Aquila.

1420

Nel 1420 la regina Giovanna II aderì alle istanze delle università e degli uomini dei castelli di Barili e di Stiffe delle pertinenze dell'Aquila per il possesso di montagne e di selve nei territori di Ocre, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo e Fagnano. Si arrivò così al laudo (citazione) per la sistemazione dei confini, a L'Aquila nella persona di Giacomo vescova aquilano. (rogito del notaio Massimo di Mattuccio di Pizzoli)

1481

Nel 1481 il castello di Barili si ridusse all'obbedienza dell'Aquila.

1487

Il catasto di Fonteavignone (il 1°) ha inizio nel 1487 e comprende anche gli abitanti di Barili. I nomi degli abitanti sono tutti scomparsi ad eccezione dei Di Giovanni che ancora esistono. Va precisato che in quel periodo i cognomi non esistevano e le persone venivano riconosciute dal nome del padre, del nonno e così via. I cognomi verranno istituiti dopo il 1500, ma sempre prendendo il nome del padre adattandolo a seconda dei casi: Di Ascenzo diventa D'Ascenzo, Luca di Antonio diventa Lucantonio. I nomi dei capi famiglia sono: Giovanni de Cola de Ranieri (futuri Di Giovanni), Petri de Nani, Petri de Iacobaccio, Cola de Janni, Nadu de Petri de Marinu, Eredi de De Simone, Paulo de Jacobo de Petri, Jani de Cappellanu, Marinu de Rofellu, Paulo de Ballente, Simone de Micuccio de Antonu, Berardu de Placidu, Cola de Janni de Barrazzo, Jacobu de Bicca, Antonu de Paulu, Angtu de Petri D'Agtu, Santu de Petri D'agtu, Jovanni de Antonu de Cola, Marinu de Matomeo, Santuccio de Antonu de Cola, Petri de Jacobu da Tuseo, Jacobu de Antonu de Cola, Jacobuccio de Cola, Cola de Antonu de Cola, Jacobu dello Billanu, Marchione de Anto, Nardu de Petri, Jovanni de Petri, Paulo de Petri D'Angtu, Marinu de Antonu de Amichettu, Jacobo de Angtu, Micuccio de Matomeo, Pacienza de Anto, Andrea de Placidu, Jacobo Pastuccia, Pico de Micuccio de Bartolomeo, Tomasso de Jacobu, Simone de Jacobo, Salvati de Petri, Petri de Micu Antonio, Antonio de Cola, Antonio de Nardo, Petri de Jacobu, Domenico de Matomeo, Sano de Jacobani de Cola  de Andrea, Berardu de Bartolomeo, Jobanni de Petri Caione, Petri Paolo de Jobanni de Cola, Jovanni de Balliuccio.
Mario Arpea afferma che quest'ultimo Jovanni de Balliuccio (o Giovanni di Biasuccio) è stato un grandissimo scultore e che una sua opera si trova nel duomo di Ancarano  in provincia di Teramo.

1504

Nel 1504 erano uniti in uno i territori di Barili, Fonteavignone, Casentino, Tussillo e S. Eusanio: le così dette "cinque ville" (istrumento notaio Francesco Domenico di Fontecchio, Aquila 27 dicembre 1504 )

1513

E' questo l'anno in cui cessa di vivere il borgo Barilie la gente andò ad abitare nei paesi vicini, cioè Fonteavignone, Tussillo, S. Eusanio e Casentino. Pare che un terzo andasse al Tussillo, un terzo alla Fonte ed un terzo si dividesse tra S. Eusanio e Casentino. In seguito a questa divisione, nella montagna e nel territorio di Barili, sorsero controversie per la proprietà, fino a che si arrivò al laudo nella città dell'Aquila. Il 1° di giugno del 1513 nel palazzo del giardino nell'Aquila del conte di Montorio, davanti al notaio Massimo Cunello di Bagno e, presenti D.Paolo de Caracciolo di Napoli capitano dell'Aquila e l'eccellente D.Ludovico Franco dell'Aquila, conte di Montorio come arbitri, ad istanza delle università del Tussillo, Barili e Fonteavignone, in persona dei sindaci delle università di S. Eusanio e Casentino, si decide che: 1) Le università di S. Eusanio e Casentino, possono pascolare i loro animali nel monte di Barili. 2) Che tutte e quattro le università (Fonteavignone, Tussillo, Casentino e S. Eusanio) debbano pagare la fida. 3) Che nessuno sia immune da tale pagamento. 4) Che tutte e quattro le università possono tagliare la legna per loro uso solamente. 5) Che il titolo del castello de' Barili e la loro proprietà sia degli uomini della Fonte e del Tussillo. 6) Che le regie collette dovute per tali fide ed entrate della montagna si paghino da dette università pro-rata. Note: a) Nel 1581 con rogito del notaio Arista di S. Demetrio, le università di Villa S. Angelo e della Fonte fanno promiscui i propri territori. b) Per università deve intendersi la totalità delle persone presenti in un paese e regolati da leggi e da doveri.

1525

Nel 1525 il capitano dell'Aquila fece mandato ad alcuni di Fonteavignone perché andassero ad abbeverare il loro bestiame al pozzo detto la piana, delle pertinenze di quella villa, ma nel terreno di Domenico di Bartolomeo Caione cui pienamente il pozzo spettava.

1531

Nel 1531 però è detta questa villa castello di Fonte D'Avignone dal nuovo barone. Era forse derivato o corretto il primo nome ed essendo spagnolo il barone si compiacque di denominare castello questa piccola villa.

1545

Il 10 di maggio del 1545 , dal conte di Ercole Di Marciano,come figlio ed erede di Eleonora Gaglioffi,  si presentò Fabiano Rivera alla prepositura di S. Pietro Di Vignali De' Barili nella villa del Tussillo, vacata per morte di Bernardino Lippo, preposto di Casentino. Ma, nel giorno seguente , il barone dei castelli di S. Eusanio, di Casentino e di altri, presentò il chierico Giovanni Montagnose, non solo in quella prepositura, ma anche nel canonicato della chiesa di S. Eusanio, nella cappellania di S. Martino, nell'altra di S. Giovanni di Casentino e in un beneficio curato della Chiesa di S. Maria (attuale parrocchia di Fonteavignone). Costui pretese che tutte le nomine e benefici spettassero al barone. Nota: La famiglia Gaglioffi aveva avuto il suo cognome dal soprannome del vecchio e concreto Giacomo, venuto due secoli prima a mercanteggiare a L'Aquila dalla nativa S. Vittorino. Fu una famiglia molto potente, con conti e vescovi.

1550

Sulla cornice di coronamento della porta della chiesa di S. Maria Assunta c'era e c'è ancora uno stemma con la scritta :" FONTE-VARILE   1550". Nella trasformazione della lingua dal latino all'italiano attraverso i secoli, c'è il passaggio della  B intervocalica a V._ Così li Barili diventano li Varili e, nel nuovo stemma del paese troviamo la scritta FONTE- VARILE. Come abbiamo visto precedentemente , nel 1513 un terzo del borgo di Barili si era trasferito a Fonteavignone portando anche lo stemma (probabilmente Fonteavignone non lo aveva) e per un periodo il paese si chiamò FONTE-VARILE.

1565

E' questa la data riportata in una delle due nicchie della sacrestia della chiesa. L'altra riporta la data 1566.

1583

Negli antichi registri della chiesa (ora sono andati perduti) erano registrati i nomi e cognomi di individui che abitarono un tempo La Fonte e nel libro dei procuratori della congrecazione del Santissimo Sacramento che risaliva al 1583, si leggevanoi seguenti nomi di cui nessuno serba memoria: De Summello, Battista de Ludovico, De Gabriele, Ioangeronimo de Iolonardo, Sanzo de Mico, Aiacobo Antonio de Ciccone, Ioanpaolo de Mancino, Clementio de Mellone, , Gilauro de Seraphino, Iannangelo de Marco, Cesaria de Vincenzo, Marto muccio de Fabio, Andrea de Ioanni, Ioanni de Iusta, Salvatrice de Bartolomeo, Lorenzo de Petri, Luzio de Mariano, Antonio de Gregorio, Patena de Cola, Virgilio de prospero de Ludovico,Maria de Lorito, Ercole Angelino, Andrea de Federico, Stefano Saracena, Giacomo de Torneo, Alexandro de Pasquale, De Cancello,Marino De Ioanni,  Stefano D'Ascenzo ed i Lucantonio. (Solo questi tre ultimi sono rimasti ed a loro nel corso dei secoli si è aggiunto solo il cognome Rosa proveniente da Fagnano agli inizi del 1700). Probabilmente essi sono scomparsi in seguito ai terremoti che il paese soffrì negli anni 1328, 1398, 1456, 1498, 1599, 1646, 1672, 1703, 1750, 1762, 1778, ed in seguito alle pestilenze del 1367, 1375, 1413, 1456, 1504, 1656. Nessuna memoria si serba anche degli altri nomi riportati in uno strumento pubblico del 8 marzo 1460 del notaio Nicola Anzi di Fagnano, strumento relativo all'aggregazione delle due ville di Fonteavignone e Tussillo col centrale Rocca di Mezzo; essi sono Paolo di Giacomo e Pietro Ginzi della Fonte e Pietro Nanni del Tussillo, sindaci.

 1586

Trovava si depositato nella chiesa un messale portante la data del 1586, tutto musicato per uso di canto fermo ed a caratteri gotici (è andato perduto)

 1587

 

Il 6 di aprile del 1587 nacque a Fonteavignone, feudo della eccellentissima casa dei principi Barberini, il futuro Fra Bernardino. Fu battezzato dal Rev. Don Evangelista Marepiccolo di Rocca di Mezzo, curato della parrocchia di S. Maria e lo levarono dal sacro fonte battesimale Fina di Berardo Roccolano di Goriano delle Valli e Giansante di Terra Negra. I suoi genitori erano Pietro Cancelli e Silvia Col angelo di Stiffe. Egli giunse a scoprire la sua vocazione religiosa, da giovanetto, in seguito ad un fatto prodigioso, come lui stesso racconterà più tardi al suo confidente; la sua vita prima e la sua morte poi furono un susseguirsi di strepitosi prodigi, raccontati da Padre Antonio d' Magistris di Introdacqua ne libro "Vita e morte preziosa del servo di Dio Fra Bernardino di Fonte Avignone" edito in Chieti nel 1794. Fra Bernardino morì a Goriano delle Valli il 27 dicembre del 1586 e li fu sepolto nella chiesa del monastero. (il cognome Marepiccolo, come appare scritto in latino sulla campana grande e sul libro della vita di Fra Bernardino, è da intendersi "Marinopiccoli" cognome che ancora esiste a Rocca di Mezzo).

 1593

Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria trovasi nell'altare maggiore un quadro potante il nome dell'Assunta il quale è di gran pregio artistico e si ritiene che sia della antica scuola classica di Raffaello. Tale altare era contorniato da affreschi ed aventi la data del 1593. Altri affreschi erano in tutte le pareti della chiesa.

1594

E' questo l'anno di fusione della campana grande. Fusa in Lanciano (ed i procuratori erano Lorenzo Cancelli e Giorgio Mandini) in onore di Don Evangelista Marepiccolo di Rocca di Mezzo che era stato curato nella parrocchia per moltissimi anni e che nella scritta della campana viene chiamato "Beato" (Lorenzo Cancelli era il padre di Fra Bernardino).

1595

 Fonteavignone , che al tempo di Carlo V aveva 33 fuochi (nel 1500) , nel 1595 aveva 41 fuochi (famiglie)

1669

Nel 1669 ci sono rimasti solo 13 fuochi. Quasi sicuramente la popolazione era stata decimata dal terremoto del 1646 e dalla pestilenza del 1656. Già prima del 1669, l'università di Fonteavignone possedeva la sua portolania (ufficio delle tasse)

1754

E' questo l'anno della stesura del catasto conciario di Fonteavignone, fatto dal notaio Giacinto Magnanti di Ocre (15 agosto 1754) e consegnato a Luca Rosa (amministratore) ed a Francesco Lucatonio Deputato. Le famiglie rimaste sono solo 8 (Ascenzo D'Ascenzo, Croce Lucantonio, Crescenzo Di Giovanni, Francesco Lucantonio, Giacomo D'Ascenzo, Girolamo D'Ascenzo, Luca Rosa, Rosato Lucantonio). Sicuramente contribuì a questo nuovo calo della popolazione il tremendo terremoto del 1703 che distrusse quasi completamente L'Aquila. Da questo catasto si nota che molti erano i forestieri che avevano delle proprietà nel territorio della Fonte e tra essi molti nobili Aquilani come Citrulli, Pica-Alfieri, Zuzi, Dragonetti.

1778

 E' questo l'anno di cui si hanno notizie documentate del registro delle reggie fiscalari e baronali collette dell'università di Fonteavignone.

 1801

Nel 1801 termina la registrazione delle collette e le famiglie presenti sono diventate 12. 1) La principale riforma del regno di Giuseppe Bonaparte (1806-1808) fu la legge del 2 agosto 1806 che, dichiarando abolito l'ordinamento feudale, si proponeva di affermare il concetto di proprietà individuale. 2) Il crescente urbanesimo che accompagnava l'affermarsi della rivoluzione industriale pone le condizioni materiali per una nuova profonda trasformazione delle usanze funerarie, finché con l'editto napoleonico del 1806 vengono vietati i seppellimenti nelle chiese ed istituiti i cimiteri extraurbani (comunque a Fonteavignone ancora per moltissimi anni vennero seppelliti i morti nella chiesa o nell' "Agro Santo" davanti alla chiesa. E' iniziato così l'aumento demografico della popolazione di Fonteavignone che lo porterà ad avere nella fine del secolo circa 300 persone residenti.

 1809

 Nella numerazione fatta Fonteavignone ammontava a 93 persone. Da una lettera, non datata del secolo diciannovesimo, si rilevano i seguenti cenni topografici di Fonteavignone: "Fonteavignone è posto a tramontana dell'altipiano di Rocca di Mezzo ad un'altezza sul livello del mare minore di quest'ultimo. Ha bella esposizione inquantochè trovarsi esposto a sud-est. La campagna circostante, anch'essa ondulata per non breve larghezza verso la vallata aquilana ove scorre l'Aterno, ha la medesima esposizione del paese, cioè a sud-est. Tre sono le strade principali che menano a Fonteavignone (le tre strade di cui parla il manoscritto sono strade mulattiere; la strada rotabile verrà ultimata solo nel 1926 come vedremo in seguito): l'una verso ponente, che è quella proveniente da L'Aquila e che prosegue per la Marsica biforcandosi nella contrada Trio; l'altra verso levante che è quella proveniente dalla stazione ferroviaria di Campana-Fagnano; ed una terza verso tramontana che conduce alla sede monumentale, cioè a San Demetrio. Dalla frazione Fonteavignone si accede dopo breve erta, all'altipiano di Rocca di Mezzo per mezzo della strada dei prati; come pure può aversi lo accesso medesimo a mezzo dell'altra strada che mena alla frazione Terranera, quest'ultima poi trovarsi quasi alla stessa altezza sul mare del centrale Rocca di Mezzo. Il territorio di Fonteavignone, grazie alla sua speciale configurazione fatta di piccole depressioni e di piccoli innalzamenti, è roccioso nelle parti depresse e ricolmo di ottimo terreno agricolo. Per i buoni ed estesi pascoli è possibile in questo paesetto lo allevamento del bestiame; quindi le produzioni sono latte, carne, lana ed ottima confezione di formaggi. Il cereale, di cui si fa unica e generale coltivazione, è il grano; colture secondarie sono il granoturco nelle zone più basse e tutta la serie delle leguminose che fanno sempre bella prova. Tutto all'interno dell'abitato di Fonteavignone si osservano degli avanzi di antiche costruzioni di cui nessuno serba memoria.
Si veggono delle pietre lavorate, dei resti di muri con calce ed arena ed anche con pozzolana; resti che oggi mostrano una tenacità e compattezza che non ha pari. Da qualche scavo eseguito si sono rinvenuti dei cumuli di grano bruciato il che fa supporre che in tempi lontani il fuoco arse buona parte dei fabbricati che circondavano Fonteavignone. In una chiesuola sita da piedi il paese nella contrada Cona c'è uno stemma in cui un serbatoio alimenta due barili, il tutto sormontato da un'aquila"

 1852

E' questo l'anno di fusione della campana piccola in onore di Dio per la liberazione della patria, come dice la scritta scolpita sulla campana stessa.

1859

L'istruzione elementare obbligatoria è istituita per legge e così anche a Fonteavignone arriva il primo maestro (in verità questo servizio negli anni precedenti era stato svolto dal parroco e troviamo molte persone che già nel secolo precedente sapevano leggere e scrivere)

1873

In questo anno sette famiglie di Fonteavignone acquistano la montagna detta "Colli di Santo Spirito". Fino al 1860 apparteneva all'ospizio di Santo Spirito di Roma, ma in seguito all'incorporazione dei beni ecclesiastici da parte del nuovo stato italiano, fu messa in vendita mediante incanto a pubblica gara e queste sette famiglie l'acquistarono al favoloso prezzo di L5500 il 17-12-1873. Per avere un'idea dell'enormità di quella cifra basti pensare che in quegli anni la paga di un mese di un pastore era di 12 lire.

1886

E' questo l'anno in cui venne edificata la chiesa di Sant'Antonio in località Cona (precedentemente vi era una piccola cappella probabilmente con un'icona e da questo prese il nome di cona). Da questa cappella ci è pervenuto lo stemma che ora è sulla porta della chiesa. Questa chiesa venne eretta dalla locale confraternita del SS. Sacramento.

 1898

In questo anno venne costruito anche il nuovo cimitero vicino a quello vecchio che ora è stato ricoperto per permettere di costruire il piazzale davanti al cimitero stesso.

1916

Il 15 di agosto del 1916 muore in guerra Carmine D'Ascenzo. E' l'unico caduto di tutte le guerre di Fonteavignone (probabilmente ci sarà stato anche qualche altro caduto nelle guerre d'indipendenza o precedenti, ma non si hanno notizie)

1922

Finalmente arriva l'energia elettrica: ad ogni famiglia viene permesso di installare una sola lampadina per ogni casa.Purtroppo in moltissimi casi è anche troppa, poiché per risparmiare la gente è costretta ad andare nelle stalle per passare le serate. Gli uomini giocano a carte e le donne filano la lana e fanno la maglia: così risparmiano legna per il camino (anche questa era scarsa) e soldi per pagare la corrente elettrica.

1924

Arriva l'acqua potabile in piazza. Fino ad allora l'unica fonte era la "Fonte Vecchia" dove, facendo interminabili file si riusciva ad avere solo acqua potabile per bere. Per lavare o per costruire case erano costretti a viaggi lunghissimi ai prati o al fiume Aterno, a seconda dei casi, per procurarsi l'acqua. La data è scolpita sulla fontana dove si legge che "si avvera il sogno lungamente sognato".

 1926

Vengono ultimati i lavori della costruzione della strada rotabile da Rocca di Mezzo: finisce così, dopo secoli, l'isolamento della Fonte e ci immaginiamo la felicità della gente nel veder arrivare la prima auto.

Sono questi gli anni del maggior sviluppo del paese (acqua, energia elettrica, strada) e che coincidono anche con il maggior numero di persone residenti mai raggiunto (369 persone) nella storia della Fonte. Purtroppo negli anni che seguono inizia il declino della Fonte con un calo netto degli abitanti per effetto dell'emigrazione e dato che sono soprattutto i giovani ad emigrare diminuisce anche il tasso di natalità, mentre aumenta notevolmente l'età media dei residenti.

1940

-

1945

Sono gli anni più brutti, ma la Fonte è solo sfiorata dal fronte e dallo sfollamento ed è rimasta illesa da quell'atroce guerra. Sebbene siano stati in molti a partecipare alle varie operazioni di guerra (dalla Russia al Sud Africa, dalla Sicilia ai Balcani, dall'Inghilterra alla Grecia) sono tornati tutti a casa sani e salvi i giovani della Fonte.

 1952

Arriva il telefono. Viene installato un solo telefono pubblico (anche se in casa privata) e per molti anni sarà l'unico apparecchio telefonico del paese.

1958

E' l'anno della televisione. Viene comprato un televisore dalla locale sezione della dc e tutte le sere è quasi una festa. la gente accorre entusiasta portandosi dietro la sedia e le cinque lire da dare come contributo alle spese.

 1959

Viene inaugurato il nuovo edificio scolastico. Purtroppo però questo servizio verrà sfruttato solo per pochi anni in quanto, per mancanza di scolari, la scuola verrà definitivamente chiusa nel 1979. Verrà utilizzato in seguito solo come ambulatorio medico.

1964

Vengono ultimati i lavori delle fogne su tutto il paese. Insieme alle fogne, viene ultimata la rete idrica per tutto il paese. La stalla usata come bagno diventa solo un ricordo e la gente che per secoli ha ricevuto sulle proprie teste sgradevoli sorprese gettate dalle finestre, può camminare tranquilla per le strade.

1967

Viene ultimata la strada che collega Fonteavignone alla statale per L'Aquila. Solo ora si può affermare che l'isolamento secolare della Fonte è finito. Di questa strada si era già parlato durante il fascismo (come dice G. Rosa nella voce della Fonte - 1949), ma solo ora viene terminata.

1979

Chiude definitivamente la scuola elementare. E' veramente triste constatare che quel declino, iniziato nel 1925, va avanti in modo inesorabile e non si ferma più. Questi sono anche gli anni di trasformazione della Fonte. Fino ad allora era appartenuta solo ai montanari ma, con l'apertura dei campi di sci di Campo Felice, si assiste all'arrivo dei "forestieri" che comperano vecchie case e le ristrutturano. Finisce definitivamente il periodo della Fonte agricola per dare inizio a quella turistica.

1996

Fonteavignone trionfa al torneo dell'altopiano iscrivendo per la prima volta il suo nome sull'albo d'oro. (nel 1972 era mista a San Martino d'Ocre)

2004

Nasce la Pro Loco "La Fonte". Il calendario del paese è solo la prima applaudita iniziativa della neonata associazione insieme al sito internet che dilata i suoi confini storici.

2005

La squadra di calcio di Fonteavignone disputa per la prima volta nella sua storia il campionato di terza categoria ottenendo un dignitoso 7° posto. La II^ edizione della sagra paesana riscuote un grande successo, insieme a tante altre attività che danno nuova linfa al borgo.

2006

La Pro Loco è l'anima di Fonteavignone, fucina continua di idee realizzate nell'interesse del paese, vedi l'acclamato ritorno alla festa del Narciso dopo 30 anni e il primo cd inciso dal coro locale "Dolce Fonteavignone".

2007     Iniziano i lavori di trasformazione dell'edificio scolastico in Ostello-ristorante. La Pro Loco continua la sua attività poliedrica senza pause: calendari, narciso, sagre, cd, dvd, carnevale, ecc.
2008     Un nuovo quartiere in costruzione alla "Persecana" altera radicalmente l'immutabile cartolina del paese.
2009     Il terremoto del 6 aprile provoca seri danni alla maggior parte delle abitazioni della Fonte, gli abitanti per molti mesi costretti a vivere nella tendopoli.
2010     E' l'anno dello stand-by, il paese stenta a ripartire dopo il sisma e l'inagibilità delle case condiziona le iniziative. L'eccezione è il grande successo della sagra dù cavaciocch' giunta alla 7^ edizione.
2011

     Il dopo terremoto condiziona lo sviluppo del paese. Emergono la settimana bianca fontanara, il ritorno alla festa del Narciso in alleanza con Terranera e un'altra edizione record della Sagra.

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