LA POLENTA


L'odore di polenta all'osteria

colpi' l'olfatto di un falegname,

(In cerca di lavoro per la via)

gli ricordò' che in casa c'era fame.


Il logoro mantello non frenava

il languore nella pancia di Giacinto,

una fitta nebbia l'aria saturava

e l'uomo si sentì' d'incanto vinto.


"Oh Dio, non ho nulla da portare,

ai bimbi, ad Anita ed alla figlia!,

c'è' un piatto di polenta da rubare,

basta non confessarlo alla famiglia!


Perdonami, Signore, debbo farlo!

mi scuso del mio sfogo da fanciulla!

ho il cuore divorato da un gran tarlo

un padre sono che non vale nulla"


Scostò la porta e prese la polenta,

la coltre lo inghiottì' in un baleno,

poi, corse e corse dentro la tormenta,

incalzato da un vociare di veleno.


"Al ladro! al ladro! urlavano le voci,

mentre Giacinto accelerava allora,

"mio Dio! li sento addosso, son veloci,

non devono scoprire la dimora!"


Le grida adesso erano lontane

e i passi non si udivano già più,

varco' l'entrata al suono di campane,

imbocco' le scale e a salti sali' su'.


L'androne era sporco e assai cadente,

il ballatoio unto e screpolato,

sentì la faccia ardere rovente

di colpo s'arresto' e riprese fiato.


Aprì il portone alla cucina spenta,

il tavolo non era apparecchiato,

estrasse dal tabarro la polenta

felice come un bimbo appena nato.


Ai pargoli in attesa e denutriti

s'illumino' la vista col sorriso,

la mensa con i pezzi già spartiti

sembro' per un momento il Paradiso.


"Ti ringrazio, Gesù, per questo pasto..."

Giacinto non poté' continuare,

guardo' la prole gaia ed il contrasto

freno' il suo cuore pronto ad esultare.


"A me! a me!" gridavano i bambini,

la madre li guardo' piena d'amore,

ma, a un tratto, rudi passi sui gradini

e grida concitate nel fragore.


Quattro persone irruppero alla stanza,

Giacinto si sentì come mancare!

Anita bianca e senza più speranza

s'alzo' d'istinto ed iniziò a pregare.


Ma gli uomini restaron silenziosi,

videro i pezzi di polenta ai piatti,

i volti dei mocciosi scarni e ansiosi,

gli occhioni spaventati di tal fatti.


Miseria e povertà ivi regnava,

gli sguardi fissi al babbo ed alla mamma,

disperazione e inedia li' abitava,

si respirava ovunque solo dramma.


Le mani in tasca mise il derubato,

un movimento lento, quasi mesto,

estrasse un soldo: "l'ha dimenticato,

lo prenda (disse), eccole il suo resto".


Il poveruomo, allungo' la mano

e strinse la moneta tra le dita,

"il resto... non doveva", farfuglio' piano,

mentre il suo sangue riprendeva vita.


"Quello ch'è giusto è giusto",

obietto' l'oste, pieno di certezza,

(il tono caldo e amico, ma robusto,

che infondeva tanta sicurezza).


"Anzi, domani venga all'osteria,

ho un piccolo lavoro da espletare,

buon appetito, stiamo andando via,

l'aspetto, può iniziare a lavorare!"


La moglie strinse il braccio del marito

che abbozzo' un timido saluto,

"grazie, signore, grazie per l'invito,

verrò'... non ho lavoro, l'ho perduto".


Le lacrime scendevano opulente

lungo le gote franche di dolore,

l'uscita fu richiusa dolcemente,

svanirono così, senza rumore.


Giacinto non si mosse per un'ora,

teneva stretta Anita amabilmente,

"la brava gente c'è, esiste ancora"

dicea tra se e se, ... sommessamente.


(Pasqualino D'Ascenzo)