LA FEDE NASCOSTA

Tanti e tanti anni fa sposarsi era un evento, sia per la cerimonia in se sia per i costi che essa comportava. A cominciare dal vestito che il più delle volte non poteva essere bianco e non perché la sposa non fosse vergine, la verginità allora era data per scontata, ma solo perché doveva essere riutilizzato per i giorni di festa e le occasioni importanti. Quindi i colori andavano dal rosso cardinale al beige, qualcuna più tradizionale o più povera si sposava anche nel classico costume. Altro punto difficile era la fede. Oggi per questo gioiello c’è solo l’imbarazzo della scelta ma allora era un lusso a volte potevano permettersene solo una, il più delle volte per  la gentile consorte, e non era il cerchietto che conosciamo tutti ma un vero e proprio anello. Ebbene questa storia si rifà un po’ a quei tempi di magra  perso in alone nebuloso che è quello del ricordo così dolce per chi lo racconta e tanto simpatico se lo si ascolta con le orecchie del cuore. I protagonisti sono una giovane coppia di Fonteavignone di fine ottocento o forse ancora prima; si volevano bene ma erano ricchi  unicamente di salute e di volontà di lavorare per costruire insieme un futuro e,  proprio a causa delle scarse possibilità economiche, avevano deciso di effettuare alcuni tagli fra cui la carrozza- la sposa sarebbe andata a piedi in chiesa, l’abito che sarebbe stato di color tortora, impreziosito da un corpetto con le ruches ed infine la fede. Solo la sposa avrebbe avuto l’anello. Il giorno tanto atteso lo sposo indossò il suo vestito migliore, prese l’anello che era stato della nonna e lo infilò nella tasca della giacca, ma il destino volle che finisse nella pipa nascosta sul fondo della tasca. Andò in chiesa ad aspettare la futura moglie e quando essa arrivò al braccio del padre la cerimonia ebbe inizio. Tutto si svolse come da rituale, solo al momento dell’anello ci fu un attimo di panico, lo sposo non riusciva a ritrovarlo. Esterrefatto, confuso,disperato era diventato paonazzo, il testimone dietro di lui era pronto a prestargli la sua per continuare ma ad un certo punto sentì qualcosa di strano nella tasca della sua giacca, pensò subito all’oggetto in questione ma si accorse con delusione che era solo la sua pipa, con rabbia la sbatté a terra e a quel punto si sentì un tintinnio e il nostro amico vide la fede rotolare davanti all’altare; svelto svelto la raccolse e la infilò con un sorriso al dito della sua donna, raggiante anch’essa in volto. Tutto poi proseguì per il meglio e sembravano aver dimenticato lo spiacevole episodio, quando un bambino o forse un chierichetto cominciò a canticchiare:Zi pré Zi pré nen ce se crede nen ce se crede dentre la pipa teneva la fede” e tutti, sposi compresi, scoppiarono a ridere e la cerimonia finì nella più schietta allegria.

(Marianna Lucantonio)